Lacci e lacciuoli rallentano i grandi progetti sulle fonti che dobbiamo obbligatoriamente incrementare per adempiere gli obiettivi climatici.
Per definizione le fonti di energia rinnovabile si rigenerano naturalmente nel tempo, ovvero non si esauriscono. Sono la parte più importante della transizione verso un sistema energetico che abbandoni i combustibili fossili, contrastando così il riscaldamento globale, che mette a rischio la salute umana e l’ambiente.
L’estrazione dei combustibili fossili ha un impatto importante sull’ecosistema e contribuisce all’inquinamento in termini di emissione di gas nocivi nell’atmosfera e non a caso entro il 2030 l’Unione Europea ha stabilito che sia raggiunto il 42,5% del fabbisogno energetico da fonti rinnovabili di energia (FER) e con uno sforzo ancora più ambizioso l’Ue ha stabilito di arrivare alla neutralità climatica entro il 2050.
Il piano sottolinea la necessità di accelerare la transizione verso l’energia pulita e di eliminare gradualmente le importazioni di energia dalla Russia.
RINNOVABILI
energia solare;
energia eolica;
energia idroelettrica;
energia geotermica;
energia delle biomasse;
energia marina
( moto ondoso)
NON RINNOVABILI
petrolio
gas naturale
carbone
uranio e materiali
fossili del nucleare
Lo sforzo europeo prevede una forte implementazione della ricerca nel campo delle tecnologie da adottare e una diversa visione culturale e politica sulla relazione che sussiste tra le rinnovabili e la conservazione della natura, aspetto determinante alla luce degli eventi climatici che segnalano delle criticità talvolta devastanti sia localmente che in forma più globale.
Rispetto a ciò si ravvisano alcune posizioni negazioniste. Taluni sostengono che il clima abbia sempre oscillato ciclicamente tra fasi di surriscaldamento e raffreddamento.
Di sicuro il maggiore sforzo per conseguire i risultati fissati, deve puntare su interventi massivi, ovvero su grandi impianti eolici, idroelettrici e solari, ove però i processi autorizzativi hanno delle complessità ed i cui iter amministrativi sono lunghi e caratterizzati dalle frizioni tra enti proponenti e soprintendenze poste alla tutela del paesaggio, pertanto l’attento studio sulla mitigazione degli impatti richiede notevoli risorse qualificate all’interno dei settori decisionali. Di certo l’apporto che i nuovi impianti eserciteranno sulla percentuale delle rinnovabili in esercizio, sarà estremamente decisivo.
Nonostante poi lo Stato chieda un contributo a ridurre l’impatto sull’ambiente anche ai cittadini si possono creare effetti distorsivi come nel caso del Superbonus, in cui l’efficientamento energetico a costo zero, o quasi, per i diretti beneficiari ha costituito per lo Stato un aumento insostenibile del debito pubblico.
In questo caso il processo deve avere le sue coerenze economiche e deve tenere conto anche dei processi tecnologici. Gli utilizzatori domestici sono in costante evoluzione, pertanto un occhio al mercato va sempre dato. Se oggi si cambia la caldaia murale termo-autonoma tradizionale con una a condensazione, probabilmente fra qualche hanno verranno messe sul mercato a costo accettabile quelle a idrogeno Ciò ovviamente non invita a soprassedere sull’intervento immediato, ma l’argomento richiede un attento monitoraggio dell’economia familiare che sicuramente ha bisogno del rinnovo e la continuità dell’incentivo statale in detrazione al 65%.
Sul versante condominiale è doveroso che le relative amministrazioni eseguano un attento studio dei consumi attuali, operare la verifica attenta dell’impianto in esercizio, compresa anche la sicurezza di esso, ed avviare degli studi che nel medio termine possano orientare la scelta della giusta caldaia centralizzata.
La stessa attenzione, sia nel singolo che nel condominio, va rivolta anche alla adozione degli impianti fotovoltaici.
di Domenico Sostero, architetto
domenico.sostero@gmail.it