Entro il 2030 i nostri edifici dovranno raggiungere standard di efficienza energetica obbligatori. Una delle strade possibili è quello delle comunità energetiche che possono essere decisive solo se inquadrate in un piano strategico urbanistico. Cerchiamo di capire in queste pagine cosa serve perché le CER siano la rivoluzione che molti profetizzano.
La crisi climatica, di cui soprattutto in questi ultimi mesi stiamo drammaticamente vedendo gli effetti, ci obbliga a trovare delle soluzioni alternative all’attuale approvvigionamento di energia di cui abbiamo bisogno.
Questo ci porta ad effettuare delle scelte importanti e drastiche alle quali non avremmo mai pensato negli anni precedenti, scelte che condizioneranno i nostri anni a venire.
Una delle soluzioni cosiddette “green” è senza alcun dubbio costituita dalle Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) di cui si comincia a parlare, sempre con più insistenza, in questo ultimo periodo. Grazie alle quali è possibile produrre una quantità adeguata di energia per il fabbisogno energetico individuale e per la sostenibilità dei nostri condomini e delle nostre città.
Per ottenere un qualcosa di significativo e definitivo non basta che un singolo edificio privato o condominiale si doti di pannelli solari per il proprio fabbisogno, ma è necessario che interi quartieri delle città, o intere comunità, siano coinvolte, attraverso un piano urbanistico coinvolgente e con incentivi strutturali a favore degli utenti finali. Piano urbanistico, sul modello di quelli già attuati in alcune realtà europee, predisposto per le linee generali dalle autorità nazionali, ma lasciando spazio alle autorità locali di adeguarlo alle loro particolari esigenze territoriali. Infatti, la realtà del nostro paese, soprattutto nei piccoli centri e nei centri storici delle grandi città è diversa da tutte le altre città europee e pertanto necessita di un’adeguata considerazione che va valutata caso per caso.
Per non rendere zoppa, sin dall’inizio quest’evoluzione del settore energetico, è necessario che la burocrazia renda snelli e chiari tutti i processi attuativi eliminando eventuali storture di cui la nostra burocrazia è piena.
Parliamo di una vera e propria rivoluzione da un punto di vista energetico, ma anche sociale, che è possibile effettuare grazie alla direttiva europea Red II del 2018, attraverso la quale siamo in grado di vedere l’efficientamento energetico sotto altri punti di vista, mai considerati prima come quello socio economico, oltre che ambientale.
Vengono in pratica cambiate le modalità di produzione dell’energia, rendendo nel contempo i nostri condomini e quindi le città luoghi maggiormente inclusivi in cui viene ridotta, oltre che la povertà energetica e le disuguaglianze, l’emissione di gas serra.
È necessario innanzitutto ridurre i consumi energetici, rivedendo qual è il nostro effettivo fabbisogno e il suo impatto ecologico con il territorio, cambiando soprattutto le nostre abitudini quotidiane.
Deve essere effettuato un piano energetico adeguato sia a livello nazionale, ma anche e soprattutto a livello regionale, provinciale e comunale.
Deve essere valutata anche la sua sostenibilità nel medio e lungo termine attraverso dei veri e propri piani operativi che determinare l’effettivo risparmio e la quantità di energia sostenibile che si potrà produrre.
Le comunità energetiche, grazie alla partecipazione sociale dei singoli cittadini, potrebbero rappresentare, se gestite e incentivate nel modo corretto, la soluzione ideale per risolvere una buona parte delle nostre problematiche di natura energetica. Questo anche perché oltre a consentire una riduzione tangibile sulle singole bollette che andremo a pagare, consentono di fare rete e innovare un settore strategico nazionale.
Senza dimenticare che entro il 2030 siamo obbligati a rendere efficienti energeticamente i nostri appartamenti privati per adeguarci alle direttive europee di settore. Il mancato adeguamento comporterà una svalutazione considerevole del nostro patrimonio immobiliare che diventerà immediatamente tangibile al momento in cui si effettueranno le compravendite di un immobile.
Tutto ciò fa presupporre che il ruolo degli amministratori di condominio nel prossimo futuro sarà sempre più determinante per promuovere ed illustrare ai condomini l’importanza innovativa e rivoluzionaria che le CER porteranno nella vita condominiale di tutti noi, sotto tutti i punti di vista: economico, ambientale e sociale.
Solo un amministratore di condominio adeguatamente formato e lungimirante potrà essere in grado di far fronte all’arduo ruolo che gli spetta nell’immediato futuro, che porterà a trasformare i condomini da semplici consumatori a produttori di energia.
Amministratore che dovrà essere in grado di dare le corrette informazioni ai condomini, districandosi bene tra le numerose norme che investono il condominio nell’utilizzo degli spazi comuni e per l’installazione di impianti fotovoltaici su di essi.
Senza però trascurare gli aspetti manutentivi delle parti utilizzate per l’installazione degli impianti (lastrici solari e tetti, che spesso sono in cattivo stato manutentivo) e la manutenzione degli stessi.
Non sarà possibile trascurare neanche i rischi connessi alla loro installazione, sia dal punto di vista della sicurezza sui posti di lavoro che da quello inerente la normativa antincendio.
Un ulteriore aspetto che andrà valutato è il rispetto della privacy per gli operatori esterni al condominio che transitano per la loro installazione e manutenzione.
La rivalutazione del nostro patrimonio immobiliare passa, anche, attraverso le CER e alle decisioni che saranno prese dai singoli condomini.
Nonostante tutte le difficoltà che è prevedibile che ci saranno non facciamoci sfuggire l’opportunità che ci viene fornita con le CER.
di Battista Praino Amministratore
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