Crisi energetica ed ambientale, effetti sulla rigenerazione urbana e la riqualificazione energetica. In questi mesi si parla di strumenti come nucleare di quarta generazione e termovalorizzatori che devono essere capiti e integrati in una strategia ben più ampia.
Temi emergenti nell’attuale fase storica sono le incognite che gravano sui consumi energetici e dei carburanti fossili più in generale e sull’andamento del clima che assume, in fase estiva, degli inquietanti aspetti di tropicalizzazione dei luoghi ritenuti temperati. I conflitti bellici in atto sono una causa che incide sugli approvvigionamenti di gas fossile, ma il problema risiede a monte da diverso tempo e si evidenzia nell’eccessiva richiesta energetica da parte degli agglomerati urbani che consumano oltre il 65% dell’energia mondiale e rappresentano il 70% delle emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera. Ovviamente, laddove vi è l’insediamento umano, inevitabilmente sussiste il consumo energetico, pertanto è estremamente urgente raggiungere gli obiettivi “green” per fare fronte all’incremento di cittadini che vivono nelle città europee, che nel 2050 saranno l’80% degli abitanti del continente.
A ciò si aggiunge il clima con i suoi fenomeni estremi, il grande caldo, lo scioglimento dei ghiacciai, la conseguente piovosità improvvisa e copiosa, che poco serve a risolvere il problema della siccità.
Il problema è quindi globale e non è certo che interventi di riqualificazione energetica, se adottati in forma non diffusa, possano risolvere almeno in parte tali emergenze. Il superbonus eco è una goccia nel mare, specie se esso viene applicato con progetti “copia e incolla” di cappotti esterni e cambio di infissi. In questo campo vanno fatte delle attente riflessioni, perché l’obiettivo non può essere solo quello di ridurre la bolletta e cambiarsi le finestre senza spendere nulla. La principale questione è quella di capire anche cosa c’è intorno al nostro edificio.
Direi che non c’è una corretta e diffusa azione da parte degli organi d’informazione e vi è un atteggiamento poco chiaro da parte della politica, la quale si preoccupa, a seconda dei versanti di appartenenza, di non perdere il consenso.
Un esempio pratico nel campo dei temi generali è quello dei rifiuti e del nucleare pulito. A Roma, l’amministrazione comunale sta portando avanti il progetto di realizzazione di un “termovalorizzatore” che in forma semplicistica, da parte di alcune compagini politiche ed associazionistiche, viene assimilato ad un semplice “inceneritore”. Esso brucia il rifiuto organico selezionato e separato a monte da quelli inorganici, per produrre energia elettrica tramite una turbina a vapore. Di fatto funziona come una centrale elettrica le cui emissioni sono costantemente controllate. L’inceneritore brucia indiscriminatamente rifiuti ed emette nell’atmosfera gas tossici ma si tratta di un modello che nessuno oramai si sogna più di adottare e che è contro la legge. Diverse città europee hanno un termovalorizzatore, in maniera tale che i rifiuti locali vengano esauriti sul posto senza essere spediti altrove. Ovviamente a monte deve esserci una efficiente e capillare raccolta differenziata.
Altro argomento è il nucleare pulito che attraverso il suo modello di “quarta generazione” produce energia assimilabile al fenomeno di combustione del sole e delle stelle senza produrre scorie radioattive. Il processo sperimentale è ancora lungo e vedrà la luce tra il 2030 e il 2040. Tuttavia superare le riserve rispetto a queste contrastate innovazioni richiede una capillare informazione che, tramite il dibattito e la condivisione dei dati, possa far valutare da parte delle comunità locali, quali siano gli effettivi rischi che potrebbero risiedere nell’errore umano o nella gestione speculativa del processo di produzione, che deve essere tenuto indenne dalle lobby privatistiche o dalle mafie. Qui ritorna ovviamente il tema della gestione in campo energetico che deve essere rigorosamente pubblica al pari di quella che attualmente è la sanità.
Tutta questa argomentazione potrebbe essere ritenuta fastidiosa e tediante, però serve a ribadire il concetto della condivisione anche sugli interventi in ambito ristretto. Tornando al tema del Superbonus vale lo stesso ragionamento, vanno evitate azioni approssimative e standardizzate, affrontando caso per caso il migliore intervento, sia in campo impiantistico che sugli involucri opachi e trasparenti. Il tecnico deve destreggiarsi poi nel complesso iter più volte modificato dal governo e precisato da Enea ed Agenzia delle Entrate, ma se si opera correttamente, non si può avere incertezza o peggio ancora paura.
Nel dettaglio va studiato il migliore intervento, operando anche una seria riflessione: i bonus intervengono su lavori di risparmio energetico ed nel campo del miglioramento antisismico degli edifici. Sia singolarmente che in accoppiata, per ambedue gli interventi, si accede alla agevolazione del 110%. Quando il tecnico viene consultato in merito dal condominio ha eseguito anche le giuste valutazioni in campo strutturale? Che succede nel caso di edifici in cemento armato, la cui durata convenzionale è di 50 anni, se viene eseguito il cappotto esterno e poi tra qualche anno emerge qualche criticità strutturale? Si smonta il cappotto?
Tale argomento va posto in evidenza nelle riunioni condominiali, ciò per fare capire che bonus non è solo bolletta e finestre a costo zero, ma anche sicurezza e migliore futuro inquadrato nel complesso processo della rigenerazione urbana, ovvero intervenire efficacemente sul patrimonio edilizio esistente, cercando di limitare il più possibile il consumo del territorio non edificato con nuovi interventi che lascino dietro le spalle il degrado degli agglomerati urbani. © Riproduzione riservata
di Domenico Sostero, architetto
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